"FEAR OF THE DARK (primo studio)", la nuova piece del collettivo Cult of Magic, è una ricerca sull’inconscio e sui paesaggi più profondi dell’essere umano: in questa occasione la compagnia condividerà con il pubblico il risultato della prima sessione di prove, in un contesto fortemente evocativo. La performance sarà site-specific, creata appositamente per gli spazi della chiesa.

Qual è l’ispirazione del lavoro? Il buio fa paura perché costringe a esistere privati del nostro senso guida, la vista. L’occhio osserva il fuori e manda impulsi al cervello, che li rielabora e filtra dando forma alle immagini. Ma cosa succede quando l’occhio vede solo il nero? Le immagini continuano a esistere nella nostra mente, anche se non le vediamo fisicamente arrivano da altrove, dall’interno, da sotto. La sfida di questa ricerca è quella di applicare letteralmente il significato della parola “understand”, cioè “stare sotto”, quindi comprendere senza dover “portare in superficie” le cose, ma scendendo noi nel mondo dell’inconscio: prendendo ispirazione dal grimorio medievale “I 72 Spiriti della Chiave di Salomone", questo spettacolo mira a mettere in scena impulsi remoti, desideri e istinti della natura umana, ma anche sentimenti più reconditi che ci convinciamo di non provare, dall’ansia sociale al desiderio di uccidere.

Cos'è il Deep Listening?

Questa domanda trova risposta nel processo di praticare l'ascolto con la consapevolezza che le complesse forme d'onda continuamente trasmesse dalla realtà esterna alla corteccia uditiva tramite l'orecchio richiedono un impegno attivo e attento. Stimolato dall'esperienza e dall'apprendimento, l'ascolto avviene volontariamente. Ascoltare non è la stessa cosa che sentire e sentire non è la stessa cosa che ascoltare. Questo è il messaggio che il gruppo Aperture vuole comunicare con questa sessione. La performance sarà divisa in più atti, ognuno affidato a un musicista che esplorerà le dimensioni più recondite e misteriose dell'atto dell'ascolto. Sarà un percorso di totale apprezzamento del suono e di ricerca nella contemplazione dello stesso, rompendo i canoni convenzionali di fruizione di un contenuto musicale.

Cuerdas trio interpreta diversi percorsi musicali che spaziano dalla musica popolare alla musica classica, alle composizioni proprie. Il suo repertorio è infatti costituito da continui incontri e intrecci musicali che si esprimono sia attraverso una strumentazione originale che accosta la chitarra classica ed elettrica al charango, sia attraverso l’interpretazione dei tanti ritmi ed espressioni colte e popolari che caratterizzano le diverse culture musicali dei paesi latinoamericani di lingua spagnola. La proposta musicale del Cuerdas Trio si proietta, inoltre, verso una totale libertà nella composizione, attraverso sonorità e armonie che propongono una ricerca timbrica del tutto personale e originale.

Sono tre gli artefici, tre sono le modalità di intervento.  Tre modalità per raccontare l’uomo in interazione con l’imbarcazione, in un contenitore fotografico in cui si sviluppa una narrazione che si suddivide in tre diversi approcci sociali all’imbarcazione. Il supporto gioca con il pensiero popolare dell'album di ricordi, ogni immagine è un supporto fisico da rimuovere dal tutto e analizzare singolarmente, ruotare, capovolgere e ridisporre. Tre sono le città teatro di questi interventi, Vasto, Savona e Venezia e le loro inedite modalità tipiche di fruizione e impiego dell’imbarcazione.

Venezia viene scelta come località dove avrà luogo la prima di tre presentazioni di questo progetto.